giovedì 28 maggio 2020

Pensieri di una nullità 👑


Scrivo qualche pensiero che mi è passato per la testa all'inizio di questo periodo di isolamento dovuto all'emergenza sanitaria.
A fine febbraio stavo riflettendo su come organizzarmi per essere presente il 20 marzo a Torino per il compleanno della mia Padrona Martina. Non è facile per me muovermi, perché abito a Milano e ho dei vincoli dal punto di vista famigliare.
Siccome mi avevano confermato in quei giorni una visita medica per il 16 marzo, ho pensato che non ce l'avrei fatta per il 20. A parte qualunque cosa che sarebbe potuta scaturire dalla visita medica (e qualche sospetto non mi faceva sentire tranquillo) stava montando la questione emergenza con l'avvertenza di evitare spostamenti e di mantenere le cosiddette "distanze sociali". 
Decisi di avvertire la Signora che non me la sentivo di recarmi a Torino e lo feci via FB. La Signora mi chiese di chiamarLa, cosa che feci immediatamente e intrattenemmo una lunga conversazione. Esposi le mie preoccupazioni circa la mia salute e Lei molto carinamente espresse parole di sostegno che mi confortarono parecchio. Concordammo che ci saremmo riaggiornati a seconda delle restrizioni che stavano per essere introdotte di lì a poco. 
In un certo senso pensai che fosse un segno del destino che mi suggeriva di allentare quel rapporto di dominazione/sottomissione che intrattenevo con la mia Padrona oramai da tanti anni. Da una parte pensavo che anche per la mia non più giovane età prima o poi avrei dovuto prendere atto che quella specie di "gioco" non era più sostenibile (un gioco che era diventato molto reale quando ci incontravamo). Dall'altra, le incertezze sulla mia salute, oltre che a indurmi in uno stato non tanto di depressione, ma di profondo sconforto, mi inducevano a riesaminare la mia situazione.
Dopo averLe manifestato al telefono il mio stato d'animo e ascoltato, come ho detto prima, le Sue parole di incoraggiamento, della qual cosa Le ero grato, chiusi la conversazione pensando di non cercarLa più.
Per una ventina di giorni riuscì a non accedere più a FB e a non pensarci più. Sapevo che più in là ci saremmo riparlati, ma contavo di far passare un po' di tempo, quando cioè avrei potuto sentirmi meno soggiogato dalla Signora. Insomma, pensavo che forse, lasciando passare un po' di tempo, ci si sarebbe potuti relazionare in un modo diverso dai ruoli Padrona/schiavo.   
Soffrivo, non lo nego. Più volte ero tentato lì per lì di aprire FB e salutarLa. Ma mi trattenevo anche se mi costava. Mi dicevo che si trattava per me di una prova di forza di volontà e che non avrei dovuto lasciarmi vincere dal desiderio di risentirLa. Mi dicevo che se magari la Signora mi avesse contattato Lei, Le avrei detto quale erano le mie intenzioni. 

Mi illudevo.

Un giorno, ricevo un messaggio di auguri di Pasqua. Rispondo educatamente ricambiando gli auguri. Confesso che vedere quel Suo messaggio sul mio cellulare mi fa temere di non riuscire a tenere fede alle mie determinazioni, ma allo stesso tempo provo un immenso piacere nel leggere il Suo nome tra i messaggi ricevuti. Mi dico che aver risposto al messaggio non è un segno di debolezza. È un atto più che dovuto, soprattutto in virtù dei tanti anni da quando ci si conosce. 
L'altro giorno ricevo un altro messaggio in cui mi chiede come va. Rispondo senza dilungarmi. Dentro di me non so più se voglio o non voglio ricevere altri messaggi. Di lì a poco vedo un messaggio che mi dice: "chiama".
Ci siamo. È il momento della verità. Mi dico, saprò rimanere fermo nelle mie posizioni. Le dirò che è il momento di prenderci una pausa di riflessione nel nostro rapporto.
La chiamo. Tanti squilli. Non risponde. Penso che ci proverò più tardi. Ma poi quasi per abitudine, ma probabilmente più per il desiderio comunque di sentire la Sua voce, clicco il tasto di richiamata dell'ultimo numero. Di nuovo il telefono squilla una e più volte. Dentro della mia testa si scontrano due pensieri: "e va be', non risponde"; ma anche "e dai, rispondi". Sto per mettere giù, e sento che il telefono lascia di squillare. È Lei. Mi impappino. Accenno ad un cortese saluto di buongiorno e biascico: "mi ha detto di chiamarLa".
Mi rendo conto che non sono capace di resistere. La Sua voce mi penetra nell'udito e le Sue parole si fanno largo nel mio cervello. So che dovrei dire qualcosa, che dovrei rivelarLe le mie intenzioni, ma non ci riesco. È troppo il piacere di sentire la Sua voce e man mano che parliamo mi rendo conto che tutta la mia forza di volontà è andata a farsi benedire. Sono di nuovo lì ad ascoltarLa, vorrei essere davanti a Lei, baciarLe i piedi, ricevere i Suoi schiaffi, la Sua frusta. Mi rendo conto che il rapporto Padrona/schiavo non si è scalfito di un millimetro. Lei mi parla con le parole che una vera Padrona sa usare. Io annuisco e confermo il mio desiderio di sottomissione, come schiavo, anche se Lei mi aveva a Suo tempo degradato nella Sua personale gerarchia degli schiavi, a sottoschiavo. Mi ripete che il mio ruolo è quello di sottoschiavo e io confermo di esserne consapevole. So cosa significa.
Tempo addietro mi aveva degradato a sottoschiavo, perché mi aveva trovato non all'altezza degli altri Suoi schiavi. Mi aveva chiesto se avessi capito e se accettassi quel mio ruolo o altrimenti non avrei potuto più essere un Suo sottomesso. Avevo accettato e Lei mi aveva fatto capire anche il significato di tutto ciò: come sottoschiavo dovevo accettare il postulato, che non ammetteva eccezioni, che è la Padrona che decide quali sono i limiti del sottoschiavo, contrariamente a quello che succede con uno schiavo, che può indicare i suoi limiti e la Padrona li rispetta.  In quanto inferiore ai Suoi schiavi, dovevo accettare, se Lei lo voleva, di essere sottomesso ad altri schiavi (switch o no). Per di più mi aveva fatto capire che poteva cedermi a chi voleva (e in effetti una volta mi aveva consegnato ad una Sua amica e Le aveva detto di farmi quello che voleva). 
Più volte mi aveva ripetuto: "tu fai quello che voglio io". Da parte mia, cercando timidamente la Sua pietà, tentavo qualche volta di obiettare che non gradivo o che non volevo questo o quello, Lei ribatteva: "di quello che tu vuoi o non gradisci, non me ne fotte un cazzo, hai capito" E poi aggiungeva "tu sei una lurida cagna e devi fare quello che voglio io". 
Tutte questi pensieri mi tornavano in mente mentre io, al telefono, avevo ormai rinunciato a qualunque resistenza, e Lei che aveva intuito quello che mi passava per la mente, godeva di questo Suo potere, sapendo per di più come io stavo soffrendo. È vero, soffrivo. Ma allo stesso tempo desideravo ardentemente la Sua dominazione. E per stringere ancora di più il collare intorno al mio collo, mi diceva: "la tua mente mi appartiene, il tuo cazzo mi appartiene, la tua bocca, la tua lingua, tutto mi appartiene". Mi aveva di nuovo sconfitto, distrutto, stracciato. 
Sapevo che ancora una volta, al prossimo incontro avrebbe avuto il potere assoluto su di me. La cosa per me era molto preoccupante soprattutto da quando un paio di mesi prima mi aveva annunciato che aveva un compagno (forse anche questo aveva influito nel mio desiderio di allontanarmi gradualmente). Io ero rimasto un po' perplesso. Lei l'aveva capito e aveva aggiunto, per acuire il mio disagio, che un giorno mi avrebbe convocato per una cena e avrei dovuto servire Lei e il Suo compagno e magari anche altre amiche o amici. Il mio desiderio è sempre stato legato al Femdom, alla dominazione da una Donna. Ovviamente ho sempre saputo che se la Padrona vuole, seppure con il consenso dello schiavo, può far sottomettere lo schiavo al proprio compagno. Nel mio caso però, in quanto sottoschiavo, la Padrona dispone di potere assoluto e quindi non ha alcun bisogno del mio consenso. Prima non aveva un compagno e tutto sommato ero rilassato. Ora però ce l'ha e io so che non posso farci niente. Che poi cosa significhi servire anche il compagno della Padrona non è chiarissimo, ma ho letto certe cose che è meglio non pensarci. Davvero preferirei che la Padrona avesse unA compagnA, che potrei servire in tutti i modi senza disagio, piuttosto che un compagnO. 
Ho sentito il bisogno di scrivere queste poche righe come forma di comunicazione con la mia Padrona. Ho voluto aprire la mia mente e la mia anima come riconoscimento della Sua superiorità. Probabilmente la mia Padrona sa già cosa passa per la mia mente. So che Lei ci gode di sapere che qualunque cosa io pensi Le basta uno schiocchiar di dita per vedermi prostrato ai Suoi piedi. Conosce il Suo potere su di me e ogni tanto allenta la catena
che è attaccata al mio guinzaglio. Ma le basta un fischio o anche solo uno sguardo più severo e io sono di nuovo in ginocchio per servirLa.
Dopo tanti anni con Lei, so anche che se oppongo anche solo un po' di resistenza, mi spettano punizioni severe e un'ulteriore discesa nella mia degradazione. E' così, che la Padrona decise tempo addietro la mia degradazione a sottoschiavo. La Sua fantasia è infinita nel riuscire a umiliarmi in forme sempre più degradanti. Lei è consapevole del Suo potere e ciò La fa godere e La rende felice. Forse un giorno, si è lasciata sfuggire, potrebbe promuovermi di nuovo a schiavo, ma come Lei dice, me lo devo meritare





venerdì 15 maggio 2020


Non sono una moneymistress usuale, non chiedo elemosina, non vivo con i soldi dei miei slaves ma completo con la moneyslavery la mia idea di Dominazione. Non mi sentirete MAI chiedere, sarete sempre e solo voi a supplicarMi di poterMi viziare con i vostri $oldi. Il mio modo di Dominare Finanziariamente va oltre, vedervi privare dei vostri soldi per adorare ME, per donarli a ME diviene una necessità, amo essere supplicata dai miei schiavi di potervi graziare nell’accettare i vostri sacrifici. Il mio Divino $adismo fa sì che riesca a devastare la mente dei miei $chiavi a prescindere dalle somme di denaro che possiedono e che possono versare. Li porto a fare qualunque cosa per avere in cambio la possibilità di privarsi del loro denaro per donarlo a ME. Ti sacrificherai e ti umilierai per ottenere che ti sia concesso di sacrificarti anche economicamente. Conosco talmente bene la mente dei miei schiavi che non vi è via di scampo per chi decido che debba diventare Mio…arriverai anche tu a supplicarmi di essere $fruttato.






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