venerdì 21 ottobre 2016

18 giugno 2016 Cena con amiche ^_^ ( ultima parte)



Alla fine della cena sparecchio e rimetto in ordine mentre le Signore si sono accomodate e si rilassano con il caffè e gustandosi  un pasticcino.
Ad un certo punto della cena, una delle Signore mi guarda e chiede alle sue amiche: "ma secondo voi come starebbe con le gonna e il corsetto?". Al che l mia Padrona risponde: "starebbe benissimo, anzi proprio come la puttana che è". Non ho il tempo di pensare a quello che stanno tramando, che mi vedo strappare di dosso il grembiule che mi avevano fatto indossare all'inizio della serata e mi fanno indossare la gonna di pelle nera. L'altra Signora prende il corsetto e me lo stringe addosso. 






Mi guardano, ridono, io lì, inerme, mi sento ridicolo. L'amica della Padrona mi alza la gonna, mi fissa e con aria disgustata esclama: "ma quanti peli schifosi che ha questa puttanella". Le altre due Signore annuiscono e lei continua, questa volta rivolta a me: "la prossima volta ti presenti senza tutti quei peli, hai capito? Altrimenti ci penseremo noi a toglierteli" Io faccio cenno di sì con il capo, ma interviene la mia Padrona: "come si risponde, idiota" : "Sì Signora" dico prontamente. "Bisogna proprio insegnarle l'educazione a questa puttanella" interagisce l'altra amica della Padrona, "e comunque"  riprende una delle due amiche "vorrei anche vederlo camminare così fuori, magari con i tacchi. Che ne dite ce la portiamo in giro questa cagna?" Tutte a ridere e io terrorizzato che le Signore vogliano davvero mettere in pratica la proposta di portarmi a passeggiare fuori. Per fortuna la proposta non ha seguito e difatti le tre Signore si inoltrano verso un'altra sala dicendomi di seguirle.

Sono sempre più convinto che questa sera non sarà una serata leggera. Le tre Signore appaiono determinate a divertirsi sadicamente con lo schiavo che hanno per le mani e infatti una volta all'interno della sala, allestita di tutto punto come un dungeon. Ci sono un lettino, un cavalletto e una trave da cui pendono due corde con attaccati due anelli. Alcune fruste e frustini sono appesi a muro e da un armadio vedo le tre Signore cercare qualcosa e mi ordinano di sdraiarmi sul lettino. Le due amiche armate di rotelline appuntite incominciano a farle scorrere sul mio petto. Le punte della stella rotante sono parecchio appuntite. Inizio a provare un certo disagio, ma il dolore diventa insopportabile quando una delle Signore mi passa la rotellina sul capezzolo. Il male è troppo forte e faccio come per afferrarle la mano per spostargliela, ma la Signora mi dice con aria di scherno: "ma come, ti fa male? ma se non ho ancora incominciato" poi aggiunge con voce più minacciosa "togli quella mano, cagna, o ti lego le mani e poi vedi cosa vuol dire male". Io ritiro la mia mano e la Signora torna a ripassare ripetutamente  la rotellina prima su un capezzolo e poi sull'altro. Vorrei piangere, mi trattengo. Sento la rotellina scendere verso il basso a sfiorarmi la pancia e anche se la sensazione è ancora dolorosa, ma non quanto sui capezzoli, riesco a resistere e stare fermo con le mani. 





Intanto l'altra Signora, armata anche lei di una rotellina, la fa scivolare vicino al mio glande. Si avvicina sempre di più; mi fa male e incomincio a contorcermi. Lei ride e dice "visto come le piace a questa puttana? le piace proprio" e fa ripassare più e più volte la rotellina sullo scroto e poi ancora sul pene. Il dolore e il fastidio sono laceranti e pur tuttavia accompagnati da una sensazione mista di piacere. Mi contorco per allontanare i miei genitali dalla rotellina ma sia l'una che l'altra Signora ridono e mi dicono di stare fermo, ma soprattutto commentano tra di loro quanto sono puttana e quanto mi piace. E’ vero che mi  dimeno, ma  per il dolore. L'amica  torna ad occuparsi  del mio petto e si intrattiene di nuovo con i miei capezzoli. Il dolore è tanto e  vorrei piangere e cerco di afferrarle la mano per fermarla, ma desisto; ho paura che poi spinga ancora più forte la rotellina su di me. Nel frattempo la mia Padrona si è avvicinata a me e mi sento in un certo senso rassicurato della sua presenza. Quando mi volto verso di lei noto però che ha tra le mani un grosso fallo nero di gomma e che me lo sta avvicinando alla bocca. Poi la sento dire:"su lurida puttana incomincia a spompinarlo, su fammi vedere cosa hai imparato dall'ultima volta". Non faccio resistenza, anzi, apro la bocca e con la lingua incomincio a leccare quell'oggetto simbolico che per la mia Padrona e le amiche rappresenta la controprova della mia sottomissione. Tutte e tre in diversi momenti mi danno istruzioni  su cosa fare, come fare, mentre la mia Padrona mi affonda il fallo finto dentro la bocca accompagnando il suo gesto con le parole che sa bene producono nello schiavo un forte impatto psicologico. E' il senso di degradazione che prova lo schiavo e che la Padrona cerca consapevolmente per accrescere nello schiavo il suo senso di inferiorità che a sua volta accentua la volontà di sottomissione dello schiavo:  puttana, lurida cagna, troia succhiacazzi, ripetute più e più volte, alla fine mi fanno sentire ancora più schiavo. Per quanto io detesti quelle parole, incomincio ad accettarle e a pensare a me stesso come ad una cagna, che è già una sensazione profondamente degradante senza bisogno di aggiungere l'aggettivo "lurida", che non può che ferirmi ancora più in profondità. Incomincio, in effetti, ad accettare di essere la "cagna" della Padrona e d'altronde come potrei non esserlo se sono ancora lì a cercarLa nonostante gli aggravi e le umiliazioni a cui mi sottopone. Sì va bene sono la Sua "cagna", ma non sono la "puttana" o la "troia succhiacazzi" che Lei mi vuol fare diventare. Eppure lo so, che così come ho per molto tempo respinto l'idea di essere una cagna e poi alla fine mi sono arreso, so che prima o poi la mia Padrona mi farà capitolare anche su questo fronte e non sarà sazia finché non mi avrà usata come la Sua puttana o mi abbia fatto diventare la Sua troia succhiacazzi per il Suo semplice, ma sadico divertimento di vedermi vinto, il che per converso vuol dire ottenere il Suo " trionfo".
il gioco delle rotelline e del fallo in bocca  va avanti per un bel pezzo e oramai non mi trattengo più nel far vedere alle tre Signore quanto sono bravo a succhiare e leccare quel cazzo finto, forse sperando che la dimostrazione della mia dedizione le convinca a fermare il gioco delle rotelline. E in effetti ad un certo punto quel loro divertimento si interrompe e una delle amiche guarda il mio pene e quasi con disgusto esclama in tono di scherno: "ma si è bagnato, è davvero una troia" Le altre signore ridono anche loro e io mi sento un verme. La signora esclama ancora: " ma questa puttana ha sporcato tutta la gonna". In realtà è stata soltanto una fuoriuscita di un po’ di liquido seminale , ma assolutamente non c’è stata alcuna eiaculazione. Dentro di me sento una grande rabbia, sia per come le Signore mi stanno ridicolizzando sia perché capisco che non riesco proprio a salvare anche solo un minimo di dignità. La mia degradazione sembra essere arrivata al culmine. Le Signore la pensano diversamente però. Mi fanno scendere dal lettino e sdraiare a pancia in giù su un cavalletto. 

Ho il sedere esposto e la mia Padrona incomincia a percuoterlo con la frusta. Ad ogni colpo io sussulto. Istintivamente muovo il sedere in su e poi mi riabbasso. Ogni tanto tento un movimento laterale. Le Signore si stanno divertendo nel vedermi così sofferente. La mia Padrona si fa sentire: "cosa ti muovi, non ti ho fatto ancora niente" e poi aggiunge "se ti muovi così allora facci vedere come ti scopi il cavalletto, su facci vedere" e accompagna quel suo invito, che più appropriatamente definirei, ordine, con un'altra serie di frustate e io quasi piangendo e colmo di vergogna incomincio a mimare i movimenti come se stessi davvero scopando il cavalletto. Sento le Signore sganasciarsi dalle risate. Sono certo che è una visione assolutamente esilarante da guardare, ma del tutto umiliante per me che mi ritrovo ad essere l'oggetto dello scherno.

Quando finiscono le risate e i miei movimenti sussultori sul cavalletto, la Padrona riprende le frustate sul mio sedere. Ma questa volta le frustate che pure mi fanno male, le sopporto meglio di prima e non mi muovo più come prima. Le frustate si susseguono e rimango fermo. La mia Padrona si ferma un attimo e mi viene davanti, mi passa la mano sulla testa e mi dice con voce seria, ma rasserenante: "tutto bene?" Io rispondo: "Si Padrona tutto bene, grazie".  Di fronte a quel gesto, a quelle parole, mi sento pieno di gratitudine e riconoscenza per la mia Padrona e in quel momento so che basterebbe un nonnulla perché io accettassi di diventare la Sua puttana o la sua troia succhiacazzi. Lei lo sa, mi legge nel pensiero, e sorridendomi, mi sussurra: "tu sarai qualunque cosa io voglio che tu sia". Probabilmente è consapevole che il Suo potere su di me è totale.






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