Alla fine della cena sparecchio e rimetto
in ordine mentre le Signore si sono accomodate e si rilassano con il caffè e
gustandosi un pasticcino.
Ad un certo punto della cena, una delle
Signore mi guarda e chiede alle sue amiche: "ma secondo voi come starebbe
con le gonna e il corsetto?". Al che l mia Padrona risponde:
"starebbe benissimo, anzi proprio come la puttana che è". Non ho il
tempo di pensare a quello che stanno tramando, che mi vedo strappare di dosso
il grembiule che mi avevano fatto indossare all'inizio della serata e mi fanno
indossare la gonna di pelle nera. L'altra Signora prende il corsetto e me lo
stringe addosso.
Mi guardano, ridono, io lì, inerme, mi sento ridicolo. L'amica
della Padrona mi alza la gonna, mi fissa e con aria disgustata esclama:
"ma quanti peli schifosi che ha questa puttanella". Le altre due
Signore annuiscono e lei continua, questa volta rivolta a me: "la prossima
volta ti presenti senza tutti quei peli, hai capito? Altrimenti ci penseremo
noi a toglierteli" Io faccio cenno di sì con il capo, ma interviene la mia
Padrona: "come si risponde, idiota" : "Sì Signora" dico
prontamente. "Bisogna proprio insegnarle l'educazione a questa
puttanella" interagisce l'altra amica della Padrona, "e comunque"
riprende una delle due amiche "vorrei anche vederlo camminare così
fuori, magari con i tacchi. Che ne dite ce la portiamo in giro questa
cagna?" Tutte a ridere e io terrorizzato che le Signore vogliano davvero
mettere in pratica la proposta di portarmi a passeggiare fuori. Per fortuna la
proposta non ha seguito e difatti le tre Signore si inoltrano verso un'altra
sala dicendomi di seguirle.
Sono sempre più convinto che questa sera
non sarà una serata leggera. Le tre Signore appaiono determinate a divertirsi
sadicamente con lo schiavo che hanno per le mani e infatti una volta
all'interno della sala, allestita di tutto punto come un dungeon. Ci sono un
lettino, un cavalletto e una trave da cui pendono due corde con attaccati due
anelli. Alcune fruste e frustini sono appesi a muro e da un armadio vedo le tre
Signore cercare qualcosa e mi ordinano di sdraiarmi sul lettino. Le due amiche
armate di rotelline appuntite incominciano a farle scorrere sul mio petto. Le
punte della stella rotante sono parecchio appuntite. Inizio a provare un certo
disagio, ma il dolore diventa insopportabile quando una delle Signore mi passa
la rotellina sul capezzolo. Il male è troppo forte e faccio come per afferrarle
la mano per spostargliela, ma la Signora mi dice con aria di scherno: "ma
come, ti fa male? ma se non ho ancora incominciato" poi aggiunge con voce
più minacciosa "togli quella mano, cagna, o ti lego le mani e poi vedi
cosa vuol dire male". Io ritiro la mia mano e la Signora torna a ripassare
ripetutamente la rotellina prima su un
capezzolo e poi sull'altro. Vorrei piangere, mi trattengo. Sento la rotellina
scendere verso il basso a sfiorarmi la pancia e anche se la sensazione è ancora
dolorosa, ma non quanto sui capezzoli, riesco a resistere e stare fermo con le
mani.
Intanto l'altra Signora, armata anche lei
di una rotellina, la fa scivolare vicino al mio glande. Si avvicina sempre di
più; mi fa male e incomincio a contorcermi. Lei ride e dice "visto come le
piace a questa puttana? le piace proprio" e fa ripassare più e più volte
la rotellina sullo scroto e poi ancora sul pene. Il dolore e il fastidio sono
laceranti e pur tuttavia accompagnati da una sensazione mista di piacere. Mi
contorco per allontanare i miei genitali dalla rotellina ma sia l'una che l'altra
Signora ridono e mi dicono di stare fermo, ma soprattutto commentano tra di
loro quanto sono puttana e quanto mi piace. E’ vero che mi dimeno, ma
per il dolore. L'amica torna ad occuparsi del mio petto e si
intrattiene di nuovo con i miei capezzoli. Il dolore è tanto
e vorrei piangere e cerco di afferrarle la mano per fermarla, ma
desisto; ho paura che poi spinga ancora più forte la rotellina su di me. Nel
frattempo la mia Padrona si è avvicinata a me e mi sento in un certo senso
rassicurato della sua presenza. Quando mi volto verso di lei noto però che ha
tra le mani un grosso fallo nero di gomma e che me lo sta avvicinando alla
bocca. Poi la sento dire:"su lurida puttana incomincia a spompinarlo, su
fammi vedere cosa hai imparato dall'ultima volta". Non faccio resistenza,
anzi, apro la bocca e con la lingua incomincio a leccare quell'oggetto
simbolico che per la mia Padrona e le amiche rappresenta la controprova della
mia sottomissione. Tutte e tre in diversi momenti mi danno istruzioni su
cosa fare, come fare, mentre la mia Padrona mi affonda il fallo finto dentro la
bocca accompagnando il suo gesto con le parole che sa bene producono nello
schiavo un forte impatto psicologico. E' il senso di degradazione che prova lo
schiavo e che la Padrona cerca consapevolmente per accrescere nello schiavo il
suo senso di inferiorità che a sua volta accentua la volontà di sottomissione
dello schiavo: puttana, lurida cagna, troia succhiacazzi, ripetute più e
più volte, alla fine mi fanno sentire ancora più schiavo. Per quanto io detesti
quelle parole, incomincio ad accettarle e a pensare a me stesso come ad una
cagna, che è già una sensazione profondamente degradante senza bisogno di
aggiungere l'aggettivo "lurida", che non può che ferirmi ancora più
in profondità. Incomincio, in effetti, ad accettare di essere la
"cagna" della Padrona e d'altronde come potrei non esserlo se sono
ancora lì a cercarLa nonostante gli aggravi e le umiliazioni a cui mi
sottopone. Sì va bene sono la Sua "cagna", ma non sono la "puttana"
o la "troia succhiacazzi" che Lei mi vuol fare diventare. Eppure lo
so, che così come ho per molto tempo respinto l'idea di essere una cagna e poi
alla fine mi sono arreso, so che prima o poi la mia Padrona mi farà capitolare
anche su questo fronte e non sarà sazia finché non mi avrà usata come la Sua
puttana o mi abbia fatto diventare la Sua troia succhiacazzi per il Suo
semplice, ma sadico divertimento di vedermi vinto, il che per converso vuol
dire ottenere il Suo " trionfo".
il gioco delle rotelline e del fallo in
bocca va avanti per un bel pezzo e oramai non mi trattengo più nel far
vedere alle tre Signore quanto sono bravo a succhiare e leccare quel cazzo
finto, forse sperando che la dimostrazione della mia dedizione le convinca a
fermare il gioco delle rotelline. E in effetti ad un certo punto quel loro
divertimento si interrompe e una delle amiche guarda il mio pene e quasi con
disgusto esclama in tono di scherno: "ma si è bagnato, è davvero una
troia" Le altre signore ridono anche loro e io mi sento un verme. La
signora esclama ancora: " ma questa puttana ha sporcato tutta la
gonna". In realtà è stata soltanto una fuoriuscita di un po’ di liquido
seminale , ma assolutamente non c’è stata alcuna eiaculazione. Dentro di me
sento una grande rabbia, sia per come le Signore mi stanno ridicolizzando sia
perché capisco che non riesco proprio a salvare anche solo un minimo di
dignità. La mia degradazione sembra essere arrivata al culmine. Le Signore la
pensano diversamente però. Mi fanno scendere dal lettino e sdraiare a pancia in
giù su un cavalletto.
Ho il sedere esposto e la mia Padrona incomincia a
percuoterlo con la frusta. Ad ogni colpo io sussulto. Istintivamente muovo il
sedere in su e poi mi riabbasso. Ogni tanto tento un movimento laterale. Le Signore
si stanno divertendo nel vedermi così sofferente. La mia Padrona si fa sentire:
"cosa ti muovi, non ti ho fatto ancora niente" e poi aggiunge
"se ti muovi così allora facci vedere come ti scopi il cavalletto, su
facci vedere" e accompagna quel suo invito, che più appropriatamente
definirei, ordine, con un'altra serie di frustate e io quasi piangendo e colmo
di vergogna incomincio a mimare i movimenti come se stessi davvero scopando il
cavalletto. Sento le Signore sganasciarsi dalle risate. Sono certo che è una
visione assolutamente esilarante da guardare, ma del tutto umiliante per me che
mi ritrovo ad essere l'oggetto dello scherno.
Quando finiscono le risate e i miei
movimenti sussultori sul cavalletto, la Padrona riprende le frustate sul mio
sedere. Ma questa volta le frustate che pure mi fanno male, le sopporto meglio
di prima e non mi muovo più come prima. Le frustate si susseguono e rimango
fermo. La mia Padrona si ferma un attimo e mi viene davanti, mi passa la mano
sulla testa e mi dice con voce seria, ma rasserenante: "tutto bene?"
Io rispondo: "Si Padrona tutto bene, grazie". Di fronte a quel gesto, a quelle parole, mi
sento pieno di gratitudine e riconoscenza per la mia Padrona e in quel momento
so che basterebbe un nonnulla perché io accettassi di diventare la Sua puttana
o la sua troia succhiacazzi. Lei lo sa, mi legge nel pensiero, e sorridendomi,
mi sussurra: "tu sarai qualunque cosa io voglio che tu sia".
Probabilmente è consapevole che il Suo potere su di me è totale.