mercoledì 15 giugno 2016





 Un'altra cagna al mio servizio! ^_^
ultima parte


la Padrona sa di aver vinto di nuovo e mi dà un altro schiaffone: "Cosa'hai detto, stronza?, ripetilo se hai il coraggio. Chi ti ha detto di alzarti. brutta puttana succhiacazzi" Nel frattempo, oltre al suo amico Master che si sta godendo quello spettacolo, si è avvicinata una delle sue amiche incuriosita da quel mio atto di ribellione e dalla reazione della mia Padrona. "Brava, cara" le dice l'amica e di rimando la mia Padrona, guardandola le risponde con tono di scherno: "sono tutte così queste troie succhiacazzi. Prima ti supplicano di sottometterle e poi al momento in cui incomincia la vera sottomissione hanno un sussulto di ribellione" Poi rifissandomi negli occhi mi dice "vuoi andartene? Vai pure idiota, ma non ti conviene, perché quando tornerai da me, e so che tornerai supplicandomi di sottometterti, la pagherai cara e quello che potrei farti oggi sarà nulla in confronto a quello che ti farò quando tornerai". Le mie certezze vacillano, invece di dire ciao me ne vado, sto lì fermo, davvero come un idiota. I due schiaffi che mi ha sferzato hanno lasciato il segno, oltre che sul viso, soprattutto nella mia mente. Se me ne vado, penso, me ne pentirò e a quel punto tornare a sottomettermi a lei diventerebbe un'impresa quasi impossibile. Ma se anche accettassi di riprendermi, non so cosa si inventerebbe per farmela pagare.
La mia mente fu attraversata in una frazione di secondo da tutti quei ricordi della prima volta in cui mi ero ribellato. C'era rimasta male quel giorno quando le avevo detto che non volevo continuare. Mi aveva lasciato andare senza troppi commenti, salvo per dirmi che me ne sarei pentito e che l'avrei pagata. Non ci avevo fatto caso e per un paio di mesi non l'avevo più sentita. Sentivo comunque che qualcosa mi mancava. Una sera cercando un numero di amici, capitai sul suo, pensai "ma sì la chiamo anche solo per salutarla, non mi sembra bello non essermi più fatto vivo". Infatti la chiamai con la semplice intenzione di salutarla, ma pochi attimi di conversazione trasformarono quella intenzione nel desiderio di tornare a servirla. Mi resi conto che era quello che volevo, cioè era quello che mi mancava. La sua voce, le sue parole, infatti, mi spinsero in quella direzione senza che purtuttavia lei me lo chiedesse, e nel momento in cui io suggerìi che desideravo tornare ai suoi piedi, lei si mise a ridere. "Ne ero certa" esclamò "ma quasi scherzosamente mi sussurrò "lo sai che pagherai pegno, vero?" Risposi di sì, che ero pronto ad essere punito, ma che mi mancava molto la sua dominazione..
In effetti, tornai a inginocchiarmi davanti a lei per baciarle i piedi e a servirla come lei voleva.


Ma quell'atmosfera di complicità in cui era stata avvolta la nostra relazione, mi resi conto era un po' sparita. Aveva un'aria più austera quando mi incontrava, anzi direi proprio più severa nei miei confronti. Iniziò a dettarmi regole di cui prima avevo soltanto sentito raccontare, ma che ora esigeva fossero rispettate alla lettera. E mi accorsi presto che quando aveva detto pagherai pegno, non lo aveva detto in astratto. A poco a poco aveva accresciuto il suo controllo su di me e io non mi ero più ribellato, almeno fino a questo momento.
Ora di nuovo avevo provato a ribellarmi, ma di nuovo avevo vacillato e lei aveva ripreso il controllo su di me. Le era bastato fissarmi con i suoi occhi, come fa un cobra con la sua vittima, e le erano bastati due schiaffoni sul mio viso, perché io perdessi tutta quella mia sicurezza di voler smettere quel rapporto di sottomissione. Pochi attimi di esitazione da parte mia mi stavano facendo ripiombare nella schiavitù del desiderio di voler essere sottomesso. Ora incominciavo a temere le conseguenze di quel mio atto di ribellione seppure non portato a termine. Sapevo che la Padrona l'avrebbe messo nei conti da ripagare. Ma oramai non trovavo più la forza di andarmene.
La mia Padrona, con uno sputo in faccia mi fulmino' con poche parole: "cosa credi di fare, puttana, dove credi di andare? Vuoi andare, vai su vai, stronza, vai" ma io non mi muovo. "Rimettiti in ginocchio, puttana che non sei altro: Hai osato guardarmi negli occhi, hai osato ribellarti?" continuo' ad infierire su di me "Lo sai che io ti tengo per i coglioni, vero? e lo sai che quando voglio stringo e non puoi farci niente, lo sai vero?
Sono di nuovo in ginocchio, non oso pulirmi il viso dal suo sputo. Ho abbassato gli occhi. Lei trionfante si rivolge alla sua amica e al suo amico Master e dice loro: "cosa ne dite se facciamo un giochetto? Chiediamo a questa puttana chi crede di essere. Su dai comincia tu" chiede alla sua amica, L'amica ridendo mi prende per i cappelli e mi gira il viso in su: "Hai sentito la tua Padrona? Su dimmi cosa sei tu?" La mia risposta è "sono una cagna, Signora" "ora chiedigli tu cos'è" dice al suo amico Master, E lui cosa sei tu?" Mi ero ribellato poco prima proprio perché la Padrona aveva detto al suo amico di pormi una domanda. Ora mi stava chiedendo cosa ero io ed era chiaro cosa la Padrona e lui volevano sentirselo dire. E questa volta non potevo più rifiutarmi di rispondere: "sono una cagna" risposi quasi sussurrando. "Cosa sei tu?" mi urla la mia Padrona e mi sputa ancora in faccia. "Una cagna Padrona" risposi a voce più alta. "E poi?" insiste' la Padrona, Mi vengono quasi le lacrime. "; "Una puttana, Padrona" dico ma lei non è soddisfatta. "E poi? Cosa sei". "Una troia succhiacazzi, Padrona" i miei occhi si inumidirono dalla vergogna. Lei rise e suggeri' al suo amico. "Chiedi a questa troia se è in calore" Il suo amico non si fece pregare e con tono di scherno mi chiese; hai sentito la tua Padrona, vero troia? sei in calore?". Non ce la faccio più Mi stanno massacrando, ma rispondo completamente vinto: "sì sono in calore". "Ah" dice lui “ quindi hai voglia di succhiarmi il cazzo, vero succhiacazzi? non è così?" E tutti insieme risero trionfanti di fronte alla mia umiliazione totale.




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