martedì 15 settembre 2020

Prima parte 👑


Lo squillo del citofono echeggia due volte in casa e subito lascio tutto ciò che sto facendo e corro accanto alla porta d’ingresso, mi prostro con la fronte appoggiata al pavimento e attendo. Lady Martina Kobra vuole così; mi annuncia il suo rientro e vuole trovarmi immobile in questa posizione.
E io lo faccio così come sono. Completamente nudo fatta eccezione per la CB e il plug anale che indosso da quando sono entrato al suo servizio, 8 giorni fa, e per le scarpe con 6 cm di tacco, la minigonna di pizzo, le autoreggenti nere, il reggiseno semitrasparente riempito con due bocce di silicone e la ridicola crestina che ho in testa. E le polsiere, le cavigliere ed il collare di pelle che urlano al mondo il mio ruolo di schiavo.
Dopo pochi secondi l’uscio di casa si apre e Lei entra lasciando cadere le borse della spesa a terra; toccherà poi a me sistemarle. Si libera del soprabito che fa cadere anch’esso sul pavimento e avvicina un piede al mio viso. Indossa lo stivale nero che le ho calzato un paio d’ore prima e su cui depongo servili baci mentre con l’altro piede inizia a schiacciarmi la testa. Sono certo sia compiaciuta di questa assoluta e simbolica immagine di dominazione, poi mi scalcia via.

Appena la sento allontanarsi mi rialzo per appendere il soprabito e spostare la spesa in cucina ma subito odo un tintinnio che mi richiama. E’ quello di un campanellino dorato con il cui suono Lady Martina mi convoca a se. Sentendo quel segnale abbandono ogni attività e corro da Lei,  che è seduta comodamente nel salotto in fondo al corridoio, e io zampetto sui miei scomodi tacchi, fermandomi a metà corridoio per ossequiare le sue scarpe che ha posto su un piedistallo. Già, un paio di sue decolleté usate è poggiato su un basamento in legno a metà del passaggio. Ogni volta che vi passo davanti ho l’obbligo di fermarmi, girarmi verso di loro, inchinarmi e depositarvi un bacio per ricordarmi sempre come io valga meno delle sue calzature.
Quando entro nella stanza faccio la riverenza come insegnatomi, tenendo la minigonna dai bordi laterali con le mani, mettendo un piede dinnanzi all’altro e flettendo le ginocchia. Ma non faccio a tempo di presentarmi che il suo duro “Le pantofole… troia!” mi obbliga a ripetere il gesto per poi allontanarmi verso la scarpiera posta vicino all’ingresso. Di nuovo l’inchino e il bacio alle sue scarpe , poi prendo le ciabattine col tacco della Padrona e di nuovo l’inchino e il bacio, il ritorno nel salotto, la riverenza…  ormai la mia vita scorre così. Un automa condizionato a ripetere sempre gli stessi gesti.
Le arrivo accanto e mi inginocchio ai suoi piedi. Con delicatezza abbasso la zip di uno stivale e lo sfilo. Il suo piede leggermente umido di sudore appare ai miei occhi e se seguissi il desiderio mi getterei a leccarlo e baciarlo con una passione assoluta. Ma so che se mai provassi d avvicinarmi a quella reliquia senza un ordine preciso Lady Martina mi toglierebbe la pelle a cinghiate. Mi limito quindi a poggiare il suo piede sulla mia coscia per richiudere la zip dello stivale e deporlo a terra dopo averlo baciato con rispetto.
Prendo la pantofolina e gliela infilo con dolcezza, quindi ripeto la stessa operazione con l’altro piede sempre totalmente ignorato da Lei che sta messaggiando o navigando sul suo cellulare. Non dico una parola, parlare mi è stato espressamente vietato sin dal primo giorno, ma so cosa fare. Raccolgo i suoi stivali e torno ai miei compiti di serva sguattera riponendoli nella scarpiera. Più tardi dovrò pulirli con cura visto che fuori ha piovuto e sono in parte inzaccherati.


In cucina riordino con cura la spesa, sempre attento a quanto sto preparandole per pranzo, secondo le indicazioni che mi ha lasciato in un bigliettino sul tavolo con tutte le incombenze da assolvere in quella giornata. E’ un lavoro duro, stancante, che mi tiene occupato tutto il tempo perché i compiti sono sempre tanti e Lady Martina è esigentissima sulla perfezione con cui devo obbedire ad ogni ordine.
Apparecchio il tavolo, ovviamente per una sola persona e spengo i fuochi controllando per l’ultima volta che primo e secondo siano perfettamente cotti, un controllo che devo fare a vista, dato che non mi è permesso mangiare o assaggiare alcunché. Poi mi avvio ad avvisare la Padrona che il pranzo è pronto, cosa che faccio solo con una riverenza sulla porta stante il divieto di proferire anche una sola parola. La anticipo in cucina e aspetto il suo ingresso, le sposto la sedia per aiutarla a prendere posto a tavola, quindi riempio i due bicchieri per l’acqua e il vino e servo il primo piatto. Vengo totalmente ignorato, lei ha acceso la televisione sta seguendo un notiziario, io mi limito a rabboccare i bicchieri immobile in piedi a testa bassa.  Accanto al piatto ha una grossa ciotola per cani, il mio piatto. Con noncuranza ci mette dentro gli ultimi cucchiai del risotto che le avevo cucinato e lo stesso fa con qualche avanzo di sogliola e di pomodorini che le ho preparato come secondo piatto e contorno. Io non muovo un muscolo, pronto a scattare per qualche sua richiesta.
Dopo qualche minuto prende un bicchiere d’acqua e si sciacqua a lungo la bocca per poi risputare il tutto dentro la ciotola. Lo fa con una naturalezza che mi umilia più del gesto stesso, Guardo il contenuto che è diventato una poltiglia indistinguibile ma dentro di me so che non è ancora finita. Mi ordina un caffè che le preparo rapidamente e lei sorseggia con calma, accendendosi poi una sigaretta. Seguo i suoi gesti regali… la cenere con noncuranza  scossa nella ciotola che alla fine diventa ricettacolo anche del mozzicone che resta a galleggiare su quella melma ributtante.
Lady Martina attende la fine del notiziario, poi si alza, prende il mio umile piatto, ci sputa ancora rumorosamente dentro mentre mi fa inginocchiare con un “Giù vacca…”. Poi mi viene accanto, aspetto me lo poggi davanti come ha fatto nei giorni scorsi; invece improvvisamente lo rovescia sul pavimento lasciandolo poi cadere a terra. Scoppia a ridere e mi regala un “Buon appetito scrofa” prima di spostarsi sulla porta della cucina e guardarmi iniziare a consumare il mio laido pasto.
Uno spettacolo, quello di una parodia di un essere umano che lecca da terra i suoi avanzi e i suoi sputi, che le viene a noia presto e la sento allontanarsi verso il salotto. Io continuo il pranzo umiliato ma profondamente felice.

  Evento di  ScaccoMatto  Torino Durata: 4 h Femdom event Torino 23 Giugno dalle ore 20.00 alle ore 00.00 Comunicato di Dominio e Potere riv...