giovedì 13 settembre 2018

Serata 1 Giugno 2018 ( 1 parte )


La mia Padrona mi aveva avvertito. Tutte le mie mancanze si sarebbero accumulate e ne avrei dovuto subire le conseguenze alla volta successiva in cui ci saremmo incontrati. Sapevo che non è una persona che scherza. So di avere bisogno della sua dominazione. E per questo continuo a cercarla e anche se a volte vorrei scappare o, anche solo, non farmi più sentire finisco sempre per tornare da lei. So che ogni volta che succede, la Padrona me la fa pagare. Non esiste la parola “pietà” nel suo vocabolario, mi ha detto l’ultima volta. Eppure sono ancora qui. Davanti a lei e immagino già cosa succederà. So già che non esiterà a divertirsi spingendomi sempre più verso la mia totale degradazione. Non sono più neanche uno schiavo. Mi definisce “sottoschiavo”. Cosa vuol dire? Immagino che si riferisca al fatto che non sono all’altezza di un vero schiavo. E’ vero. Spesso non sono disponibile quando lei chiama. C’è poco da fare: lei lo sa che le sue parole hanno un effetto molto forte su di me. E probabilmente non soltanto su di me. Le padrone sanno benissimo che umiliare i loro schiavi verbalmente, li rende più sottomessi e per converso accresce il loro potere. E questo è quello che mi succede. Non è che mi piaccia sentirmi dare del sottoschiavo o della cagna, e tantomeno della puttana o addirittura della troia succhia cazzi. Ma per quanto io rifiuti quegli epiteti, quando lei li pronuncia mi fanno un effetto inequivocabile. Il mio disgusto viene sopraffatto da un senso di eccitazione, per quanto non voluto. Direi di più, mi sembra di sentire il suono di un lucchetto che accorcia la catena della mia sottomissione.

La mia mente continuava a navigare tra questi pensieri, mentre mi avvicinavo a lei. Con atteggiamento umile e rispettoso le ho baciato la mano e prima di potermi avvicinare alla sua amica per fare lo stesso, ho sentito la sua mano colpire la mia guancia. Uno schiaffo forte e improvviso. Sapevo che sarebbe arrivato. Non me lo aspettavo così presto. Ho abbassato gli occhi. Il suo schiaffo, senza proferire parola, preannunciava come si sarebbe svolta quella serata.



“Spogliati” fu il suo ordine, aggiungendo che ormai dovevo sapere come dovevo fare. Mi spogliai e rimasi completamente nudo. Soltanto allora la sua voce mi ordinò di salutare la sua amica. Mentre mi accingevo a farlo, mi disse che ero soltanto una lurida cagna. L'amica, che teneva al guinzaglio un suo schiavo in ginocchio a fianco a lei, sorrideva sadicamente.

La serata continuò nel modo che avevo immaginato. Mi toccò servire la cena alle Signore, vestito soltanto di un grembiulino che mi rendeva ancora più ridicolo. La conversazione delle Signore toccò vari argomenti legati alle loro amicizie e ognuna raccontò qualche aneddoto di precedenti serate con i propri schiavi. Poco prima di servire il dolce arrivò un amico della Padrona, che si sedette al tavolo e a cui la mia Padrona mi ordinò di rivolgere alcune parole di benvenuto. Mentre balbettavo qualcosa, la mia Padrona non mancò di presentarmi come la sua troia succhia cazzi. Poi mi chiese di dichiararlo io quello che ero. La mia esitazione nel farlo, mi procurò un altro schiaffo e stringendomi i capezzoli, mi fece inginocchiare davanti al suo amico master e mi preannunciò quello che avevo immaginato, e cioè che gli avrei dovuto succhiare il cazzo. E che poi avrei anche dovuto fare lo stesso allo schiavo della sua amica.

Continua...

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