sabato 13 marzo 2021


A breve sarà il Mio Compleanno. Quel giorno è uno dei pochi giorni in cui concedo a tutti di potermi viziare. Perché la Padrona va venerata sempre. Ma il giorno del Mio divino compleanno ancora di più 👑


 

lunedì 8 marzo 2021

 

CAPITOLO VII

Nei giorni precedenti era già capitato un paio di volte che la Padrona ricevesse sue amiche, tutte Mistress come lei e di fronte alle quali non mi ha risparmiato nessuna umiliazione e nessun insulto. Ho sempre accettato tutto, quasi assurdamente fiero del mio essere sottomesso e del mostrare anche alle sue conoscenti quanto grandi fossero la mia obbedienza e la mia devozione.
Non mi ha quindi stupito l’annuncio, che mi ha rivolto poco prima di pranzo, che nel pomeriggio ci sarebbe stata una visita. Né sono rimasto sorpreso dal fatto che mi abbia tenuto a digiuno, una pratica usata spesso da quando sono al suo servizio in quanto dice che sono grasso come una scrofa.
Una volta terminato il suo pasto, dopo aver diligentemente pulito la cucina, ho approfitto del suo solito riposo pomeridiano per dedicarmi alla sua scarpiera. E’ un atto che faccio frequentemente ma che ogni volta mi regala emozioni incredibili. Io amo letteralmente le calzature di Lady Martina e lei ne ha una quantità spropositata. Sabot, decolleté, stivali, sandali, dal tacco basso o più alto ma tutte di grande classe e pregevolissima fattura. Per i suoi piedi vuole solo il meglio e ne ha ben ragione. Adoro toccarle, averle tra le mani, respirarne il profumo delicatissimo che emanano, pulirle dolcemente con attenti colpi di lingua, asportare le piccole macchie nere di sudore e sporco che si formano all’interno. Quando posso godere di questi attimi sono davvero in una trance di piacere e devo stare attento per non perdere la cognizione del tempo.



Verso le 17 suona il citofono, la Padrona viene da me, mi fissa un guinzaglio al collare e mi strattona sino alla porta di casa. Qui mi mette un piede in testa costringendomi ad abbassarla sino a terra e immobili in quella posizione aspettiamo che la sua amica salga. Quando entra si salutano calorosamente mentre io rifletto di non aver mai sentito quella voce, un po’ bassa e l’unica cosa che posso vedere dalla mia posizione sono i suoi piedi chiusi dentro un paio di sandali eleganti dal tacco a tronchetto piuttosto alto.
Dopo i convenevoli la Padrona e la sua amica si sono dirette verso il salotto con Lady Martina che mi trascinava come un cane per poi farmi accucciare con due sordi colpi di frustino di fronte alla poltrona dove lei si è seduta comoda poggiandomi i piedi in testa. Era incredibile come praticamente io non esista per quelle due donne. Per circa mezz’ora parlano fittamente tra loro di eventi, fatti e persone che nemmeno conoscevo mentre io cercavo di rimanere il più possibile immobile, emotivamente travolto da quella assoluta indifferenza.
E’ la sua amica, ad un certo punto, a chiedere di me con uno sprezzante “Ma quella chi è?”. “Una cagna che dovrei addestrare, ma finora senza risultati” è la risposta della Padrona cui l’amica ribattè con un caustico “Vedo…nemmeno mi ha salutata. Fosse mia le toglierei la pelle a frustate”.
L’ultima frase mi fa sussultare più del calcio con cui Lady Martina mi spinge ad ossequiare la nuova venuta, apostrofandomi con spregio: ”Sentito troia? Sei proprio una stupida incapace… ma ti farò pagare queste figure che mi fai fare, scrofa!”. Mi sposto rapida e silenziosa accanto al divanetto dove siede l’amica e inizio a leccarle con passione i sandali che indossava a piedi nudi.
Lei pare soddisfatta del mio umile atto e dopo un po’, senza lasciare la fitta conversazione, fa cadere le calzature presentandomi davanti al viso le sue estremità. Sono belle, curate, molto femminili, con unghie laccate di rosso ed emanano un odore leggermente pungente che anziché ripugnarmi mi attrae verso di loro come un’ape al miele. Prendo a baciare quei piedi con solerzia, ansioso di mostrare la mia obbedienza e disciplina, quasi a voler smentire i giudizi negativi espressi poco prima su di me.



E’un secco “Sali, cagna” detto con sprezzo dalla amica, che intanto avevo scoperto dai loro dialoghi chiamarsi Gloria, a farmi spostare con la bocca prima verso le sue gambe tornite e perfettamente depilate, poi sulle ginocchia e pian piano sulle cosce. Continuo a salire con lentezza esasperante baciando devoto ogni centimetro di quella pelle, sino ad arrivare vicino alle sue parti intime. E qui mi accorgo di chi sia veramente Gloria.
Arrivato coi miei baci sino all’inguine sfioro con la guancia le sue mutandine e sotto sento un pezzo di carne dura che mi fa capire di aver adorato una trans. Il suo “Posso usarla?” seguito dallo sprezzante “Fanne ciò che vuoi, è una scrofa” di Lady Martina mi annichiliscono.
La sua amica divertita allunga una mano e scosta lo slip facendo uscire un pene di dimensioni esagerate. Con una mano mi prende per i capelli avvicinandomi al suo sesso e con l’altra inizia a schiaffeggiarmi ridendo percuotendomi proprio con quell’asta dominate. “Apri la bocca, vacca” mi intima e dopo il mio gesto obbediente mi infila il suo cazzo dentro spingendo con forza la mia testa verso il suo inguine.
Me ne resto lì, inerme, con un pene enorme infilato in bocca, la cappella che arriva in gola e io che a fatica trattengo i conati e respiro col naso cercando di restare immobile. Il suo “Grazie Marty, mi serviva proprio un poggia cazzi” seguito dalle loro risate è tutta l’attenzione che mi dedicano, ignorandomi totalmente per la successiva mezz’ora in cui resto immobile raccogliendo con le mani la bava che mi scende dalla bocca invasa da quell’asta di carne mostruosa.
La Padrona e l’amica parlano a lungo mentre sento crescere il dolore alle articolazioni della mandibola, totalmente spalancata per tutto il tempo. Respiro l’odore delle sue parti intime e penso che mai forse sono stata umiliata così nella mia vita e non solo per quel pene che viola una parte intima di me, ma soprattutto per l’assoluta indifferenza con cui ciò avviene.
Quando per lei viene il momento di andarsene, Gloria si limita a flettere una gamba e poggiarmi la pianta del piede in faccia spingendomi indietro sino a farmi ruzzolare a terra. Non una parola, non un accenno a ciò che sono stata per il suo membro in quella mezz’ora, ma solo un dialogo fitto fitto con Lady Martina la cui unica attenzione nei miei riguardi è fissarmi il guinzaglio al collare per trascinarmi dietro di lei sino alla porta dove le due amiche si salutano . Quando l’uscio si richiude la Padrona mi prende per i capelli facendomi sollevare il viso, mi guarda per un po’ con aria compassionevole prima di sputarmi dritta in faccia e scalciarmi via a calci apostrofandomi con un “Sei un essere patetico….fai schifo” dopo il quale non riesco a trattenere qualche lacrima che cerco di nascondere abbassando umilmente la testa.

 

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