Parte 4
I
miei timori cominciarono presto a materializzarsi. La Signora diede seccamente
ordine di rimettere a posto le cose e si alzò. "Fate accomodare questa
cagnetta sulla panca e sistematela come sapete." Subito le quattro mi
furono vicine e prendendomi per il guinzaglio, che ancora portavo, e le
braccia, mi trascinarono e spinsero sulla panca, dove mi fecero stendere a
pancia in su. Mi fu messo in bocca un morso, che mi impediva di parlare, ma non
di ricevere qualcosa in bocca. Infine ciascuna di loro mi prese per un braccio
o per una gamba, immobilizzandomi. Ero completamente esposto, ma nessuna di
loro mosse le mani per toccarmi. Mi resi conto che avevano ordini ben precisi,
precedentemente concordati o noti da altre esperienze. Mi osservavano e
ridacchiavano però e potei notare alcuni dei loro membri ben eretti. La Signora
si avvicinò, infilando un preservativo sullo strapon. Questo un po' mi
tranquillizzò. Non era la prima volta che mi prendeva e conoscevo la sua ferma
dolcezza nel farlo. Stavolta però il tutto sarebbe avvenuto sotto gli occhi di
quattro slave.
"Ti ho già sfondata altre volte e ho aperto personalmente tutte le mie troie, quindi sei tra amici." Rise e con lei risero le sue slave, mentre con il fallo cominciava a battere l'apertura. Aveva deciso di togliermi il diritto di parola in quella situazione. Non potevo né chiedere una pausa per dare tempo allo sfintere di allargarsi, né tento meno usare la safeword. Mi resi conto che stava mettendo alla prova la mia fiducia nei suoi confronti. La sua esperienza era la sola guida a quella penetrazione. Quanto meno mi fossi fidato e mi fossi irrigidito tanto più avrei sentito male. Se invece mi fossi abbandonato a lei, mi avrebbe aperto più facilmente. Purtroppo la mia capacità di controllare l'apertura era limitata e l'abitudine a prenderlo nel culo era ancora scarsa. Ci fu battaglia, là sotto, ma l'invasore era troppo determinato ed esperto perché gli si potesse tenere testa. Così, davanti a quattro testimoni, mi sfondò ancora una volta il culo, senza farmi troppo male né troppo poco, come era giusto e soprattutto, come voleva che fosse. L'accolsi con un lungo gemito, mentre mi apriva. Solo allora, ben piantata dentro fino in fondo, mi concesse una pausa, per abituarmi. "Hai capito che devi fidarti di me, puttana?" disse. Annuii. Allora ordinò alle altre di lasciarmi e di togliermi il morso. "Adesso ti scopo per bene, succhiacazzi". Non mancava mai di usare quei termini per definirmi. Le piaceva e sapeva l'effetto di sottomissione che piano piano ti creava dentro il sentirsi continuamente insultare. "Voi quattro, troie, datevi da fare, nel frattempo." Prese a battermi nel culo, maneggiando nel frattempo l'uccello. Contemporaneamente la quattro slave mi accarezzavano le tette e il culo. Più volte dovetti avvisare che l'orgasmo era imminente e ogni volta il massaggio fu interrotto, perché dovevo godere, ma senza eiaculare,