mercoledì 31 ottobre 2018

Serata 1 giugno 2018 (III Parte )

"Bene" sussurrò "ora ti dico cosa vuol dire essere uno schiavo. Te lo dirò soltanto una volta, per tanto ascolta e tieni a mente, altrimenti ..." guardò la sua amica e il suo amico e si mise a ridere insieme a loro.

"Ecco" riprese dopo essere tornata seria, quasi imbronciata. "Le regole sono queste e Ora tu mi risponderai se hai capito e se accetti. Se non accetti una sola qualunque delle mie regole, ti mando via e non ti sognare di poter mai più di essere un mio schiavo". Io, sempre appeso come un salame alle catene accennai di sì con tono sottomesso e incominciai ad ascoltare, sapendo che se volevo essere il suo schiavo avrei dovuto dire di sì a tutto quello che lei avrebbe detto.

Principio base. "Tu non hai alcun diritto. Sei un oggetto di mia proprietà. Uno schiavo oggetto non può avere alcun limite di alcun genere. La Padrona da sola decide se limitare un qualunque trattamento. Rimane inteso che il limite che mi pongo io stessa è la salute degli schiavi. Le mie regole non si discutono: soltanto io posso cambiarle, aggiungerne o toglierne e tu una volta accettata e capita la prima versione dovrai ubbidire anche a tutte le nuove regole che deciderò di aggiungere. Hai capito?" mi chiede "se hai capito e accetti, dì soltanto alla tua Padrona che hai capito e che accetti".

Io rispondo come la Padrona esige: "ho capito Padrona e accetto". Lei soddisfatta esplode in una risata fragorosa e la sua amica Mistress e il Suo amico Master fanno altrettanto. Mi sento piccolo, piccolo e mi rendo conto che la mia discesa nella degradazione vera incomincia da qui.

"Dunque ricorda bene queste regole e prendine nota attentamente. Se te le devo ripetere, lo farò con la frusta in mano e la mia frusta si assicurerà che non ti dimentichi neanche una virgola di quello che ti dico." Un attimo di pausa e poi riprese:


"PRIMA regola di comportamento: quando sei davanti a me dovrai sempre spogliarti e rimanere nudo, a meno che io non ti ordini diversamente. Sei un verme, no? e allora devi rimanere nudo come il verme che sei", incominciò con tono un po' notarile.

DUE, se sarai a casa mia, ti muoverai sempre a quattro zampe come una cagna, perché sei una cagna, vero? a meno che per eseguire un mio ordine, tu non debba alzarti in piedi" sogghignò.

TRE. "Inoltre" proseguì "il tuo sguardo deve sempre rimanere rivolto a terra in mia presenza o anche in presenza di altre Mistress o Master. Deve esserti chiaro che devi sempre avere un atteggiamento sottomesso davanti a chi ti è superiore, hai capito? Niente più sorrisini o battutine" . Breve pausa e poi continuò " Voglio percepire la tua consapevolezza di inferiorità in ogni istante. Anzi direi di più, i tuoi occhi devono fissare sempre i piedi della Padrona o delle Sue amiche Mistress. Potrai alzare lo sguardo al massimo sino all'altezza delle ginocchia della Padrona e delle Sue amiche, a meno che io o loro ti concediamo di alzare gli occhi. Questo ti ricorderà continuamente il tuo stato di inferiorità, che non dovrai mai scordare neppure per un istante di essere la nostra serva". Poi guardando il Suo amico Master e sorridendogli, aggiunse "quando sarai davanti ad un amico Master della Padrona, il tuo sguardo deve essere fisso sul suo cazzo. né più su né più giù, capito? questo ti ricorderà oltre al tuo stato di inferiorità, anche quello che sei, e cioè una troia succhia cazzi, che dovrà succhiare tutti i cazzi che la Padrona ti dirà di succhiare, capitooo?"

Siccome esitavo a rispondere, sconvolto dalle regole che avevo appena sentito e che lei mi stava imponendo, e soprattutto dall'ultima, sento uno schiaffo sulla guancia e poi subito una frustata sul sedere.


"Rispondi troia" mi incalza "rispondi alla tua Padrona, mi grida. "Sì ho capito" balbetto e ricordandomi come dovevo rispondere aggiungo "e accetto". "Bene" dice e sembra soddisfatta, ma questo non mi risparmia un altro schiaffo e poi l'invito alla Sua amica Mistress e al Suo amico Master a schiaffeggiarmi anche loro. Cosa che fanno senza complimenti.

"QUATTRO, i tuoi doveri casalinghi: a casa mia mi servirai come una serva. Laverai il pavimento per terra in ginocchio, laverai i piatti da brava sguattera. Guai a te se troverò una briciola o un granellino di polvere per terra, un piatto o una tazzina fuori posto. Lo stesso farai con il mio bagno, il lavandino, la vasca e il bidé; devono rimanere perfetti, non una macchia, non un capello per terra. Userai uno spazzolino da denti per pulire meglio ogni angolo. E inoltre pulirai con la massima attenzione e riverenza da vero sottomesso anche il mio cesso: se non lo trovo risplendente, te lo faccio pulire con la lingua, ti è chiaro?. Anzi, magari qualche volta te lo faccio pulire con la lingua comunque" disse ridendo insieme ai suoi amici.

“CINQUE. Per i tuoi bisogni di cagna mi dovrai chiedere il permesso, in modo da portarti al parco o in campagna a farli. Se non ti posso portare fuori, li farai in un secchio che metterò nel balcone dietro la cucina, Oppure ti manderò a farli nel bagno del bar sottocasa; i titolari sono miei amici, una copia di marito e moglie anche loro dominanti. E' chiaro che poi dovrai sdebitarti in qualche modo con loro per l’uso del loro bagno, magari pulendo il cesso in modo che i loro clienti lo trovino pulito. O magari vorranno qualche altro servizio, no?, chissà” Sorride sadicamente conoscendo quanto disagio io stia provando in quel momento.

SEI. Quando ti chiamerò puttana e ti dirò di metterti in posizione, dovrai subito metterti in posizione e aprire il culo con le tue mani per ricevere il mio strap on o quello delle mie amiche. O magari ti farò scopare da qualche schiavo, boh, non so, vedremo. Tanto sei una puttana, vero? e ti posso far scopare da chi mi pare"

SETTE. quando ti chiamerò troia succhia cazzi ti metterai in posizione in ginocchio e aspetterai la mia indicazione del cazzo che dovrai prendere in bocca e succhiare, senza fare storie, capito? Potrebbe essere soltanto il mio strap on, oppure il cazzo di un mio amico master o di uno schiavo. E dovrai farlo con la massima dedizione e con tanta sottomissione per procurare il massimo piacere a chi glielo stai succhiando, che poi ti darà pure un voto che potrà significare una punizione o magari un premio, chi lo sa"

Non ne posso più. E' chiaro che si sta divertendo con il mio cervello. Vorrei ribellarmi, dire che non intendo soggiacere a queste regole, vorrei dire che non ha diritto di trattarmi così. E' troppo umiliante, troppo disgustoso quello che mi vuole imporre. Vorrei dirle chi si crede di essere. E invece ..., e invece sto zitto, anzi rispondo quasi come un automa, "sì, ho capito e accetto". So che se dicessi di no, poi mi pentirei, perché ho bisogno della sua dominazione e Lei sa che umiliandomi in questo modo non riuscirò a fuggire da Lei.

E' evidente nella mia mente che è Lei che mi ha portato ad accettare tutto questo. Io non avrei mai neanche voluto pensare alle cose che mi sta dicendo che dovrò fare. Ma oramai sono quasi io a desiderare di sentire la sua voce che mi ordina di farle. Il suo trionfo è avermi portato quasi a desiderarle certe cose, anche solo per togliermi dalla testa questi pensieri.

“OTTO" riprende soddisfatta e galvanizzata dalla mia risposta e, in un certo senso, continuando a spostare sempre più in là il confine della mia degradazione."Ho deciso che la tua lingua la userò anche per farmi il bidè ogni volta che farò pipì. Non ti sembra che io ti stia concedendo un grande onore?" ride insieme alla sua amica e al suo amico. "quando avrò voglia di fare pipì ti dirò cagna vieni in bagno con me, e tu saprai già quale sarà il tuo compito. Mi aiuterai ad abbassarmi le mutandine, aspetterai in ginocchio che io faccia la pipì, e poi mi alzerò e tu con la tua lingua mi pulirai per benino, poi mi asciugherai con un po’ di carta, te la metterai in bocca, poi mi aiuterai a tirarmi su le mutandine e poi metterai la testa dentro al mio cesso e aspetterai che io tiri l'acqua dello sciacquone e solo allora potrai sputare la carta che hai in bocca. Che te ne pare? Sarebbe un bel servizio alla tua Padrona, no? E chissà, magari potrei offrire il tuo servizio di lingua bidè a qualche mia amica che lo voglia provare, vedremo”

NOVE tu sei soltanto un oggetto e perciò ti posso cedere quando voglio a chi voglio. Se mi pare ti cedo ad un’altra Mistress. Oppure ad una coppia marito e moglie dominanti. Se mi gira ti cedo ad un padrone Master. Non avrai nessun diritto di obiettare in nessun caso. Diventerai il loro schiavo per il tempo che deciderò io. Posso dirti che quando cedo i miei schiavi lo faccio solo per un periodo temporaneo. Al massimo una settimana. Ma potrei cederti anche per più tempo. Hai capito? Vorrei davvero dire di no, che non accetto, e invece ancora una volta quasi piangendo dentro di me rispondo: “sì Signora, ho capito e accetto”. Mi vergogno terribilmente di me stesso. La Padrona non riesce a nascondere la Sua felicità. Sa che non sono più me stesso. Lei mi ha trasformato.

Andò avanti così per un po’ e io ogni volta dicevo che avevo capito e che accettavo.

Continua...

giovedì 11 ottobre 2018

Serata 1 giugno 2018 (II Parte )

“Ma prima, divertiamoci un po' con questa lurida cagna. Che ne dite?” Aggiunse ridacchiando, mentre mi tirava dal guinzaglio.

Da molto tempo mi chiama "lurida cagna" e nonostante che me lo aspetti, mi fa sempre l'effetto di un pugno nello stomaco. Spesso mi definisce la sua puttana oppure si rivolge a me dicendo "ecco la troia", e spesso aggiunge "troia succhia cazzi". Continuo a dirle che io non sono nulla di tutto ciò, ma lei taglia corto e replica "tu sei quello che voglio io". E ripete "lurida cagna"

Un pugno sullo stomaco è quello che provo ogni volta e cerco di non svelare tutto il mio disagio. Un disagio che però fa accrescere il mio desiderio di sottomissione. E' come se quell'umiliazione verbale fosse una delle sue armi per ottenere la capitolazione dello schiavo che c'è in me. E ci riesce. E lei lo sa

Tutti questi pensieri continuavano ad occupare la mia mente, quando mi sento strattonare con il guinzaglio. Mi dice di alzarmi in piedi e di alzare le braccia. Ci sono due catene che scendono dal soffitto. Mi lega i polsi a degli attacchi di cuoio che pendono dalle catene, che vengono tirate e mi ritrovo quasi in punta di piedi, nudo ed esposto con le braccia in alto legate. Quasi non riesco a muovermi.


"Adesso vedrai cosa vuol dire fare la verginella" dice la mia Padrona con un'aria piuttosto minacciosa e poi continua imitando le mie frasi "questo no, questo non lo so fare, ora non posso. Mi spiace non ci sono. Ti ricordano qualcosa queste parole?" mi chiede e senza darmi la possibilità di rispondere, aggiunge: "te l'ho detto che le pagherai tutte insieme, no?. "Adesso ognuno di noi si divertirà a frustarti, lurida cagna, e poi continueremo a divertirci con te, ma in un altro modo" mi sussurra e subito dopo la sento invitare la sua amica e il suo amico ad alternare le frustate. "Uno alla volta" dice e incomincia con una frustata che mi fa sobbalzare. Poi arriva un'altra frustata, subito seguita da una ancora più forte. Le mie braccia si stendono e la mia schiena si inarca. Una sequenza di tre frustate torna a colpirmi, ma questa volta il sedere e non più la schiena come la prima sequenza. La serie si ripete molte volte, un po’ sul sedere, un po’ sulla schiena, e io non riesco più a tenere il conto delle frustate che ricevo.


Dopo un po' di questo trattamento mi trovo la schiena e il sedere segnati e doloranti. Ho provato a supplicare pietà, ma la Padrona più che impietosirsi sembrava trarre nuova linfa ed energie dalle mie suppliche, quasi piagnistei. Mi ha ripetuto che lo schiavo, può scegliere di non essere più schiavo, ma a quel punto non può più sognarsi di ottenere l'attenzione della Padrona.

Il messaggio era chiaro e non richiedeva spiegazioni. Ho risposto che non avrei mai potuto vivere lontano da lei e che il mio unico desiderio era di essere il suo schiavo in tutto e per tutto. Non sopportavo il pensiero di ricevere altre frustate. E avevo parlato in quel modo proprio per ottenere una tregua da quella punizione che stavo subendo, ma quelle parole riflettevano anche la mia aspirazione di essere dominato e per converso il mio desiderio di sottomissione. Mi rendevo conto che quelle mie parole per lei erano la dichiarazione di sottomissione assoluta che lei si aspettava da me.

Continua...

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