sabato 10 giugno 2023

 

Evento di ScaccoMatto 
Durata: 4 h

Femdom event
Torino 23 Giugno dalle ore 20.00 alle ore 00.00
Comunicato di Dominio e Potere rivolto a subumani e esseri inferiori.
Stai per vivere una serata in una condizione di sottomissione e degradazione totale.
Quattro Meravigliose Mistress, Miss Martina Kobra, Miss Jevil Evil, Miss Valchiria Valchi e Miss Manuela Arzu, ti ridurranno al nulla che sei.
Proverai sulla tua pelle cosa vuol dire servire alla perfezione delle Padrone crudeli e severe come noi.
Ti ricordiamo che se vorrai partecipare l'INDIRIZZO SARA' FORNITO DALLA MISTRESS CON CUI TI PRENOTI E METTI IN LISTA.
Vieni a pulirci le Suole e il Pavimento con la tua lingua.... zerbino, nullità.
È un Ordine a cui non puoi sottrarti.
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N.b. Evento femdom privato riservato agli schiavi.
Le Miss non faranno pratiche sessuali con i partecipanti.
Si richiede massima serietà, pulizia e puntualità.

venerdì 12 maggio 2023


Ti piacerebbe vivere una serata intera in una totale condizione di sottomissione e degradazione, assoggettato a più Mistress, ma nel rispetto dei tuoi limiti?

Il tuo sogno sta per diventare realtà. Nasce a Torino DOMINATRIX, una realtà dove il Potere è totalmente nelle mani della Donna.

L'evento si svolgerà in forma privata, quindi sarà rispettato il tuo anonimato.  

Per partecipare ti ricordo che l'INDIRIZZO SARA' FORNITO DALLA MISTRESS CON CUI TI PRENOTI E METTI IN LISTA.

Vieni a pulirci le Suole, zerbino, nullità. TI stiamo aspettando per sottometterti!!! 👑🐍

martedì 10 gennaio 2023

 

Ultimo capitolo

E’ finita. Tra poco tornerò a casa. Mi lascerò dietro questi 20 giorni densi di emozioni, frustrazioni, paure, dolori. Ma lo farò con la gioia di non aver mai ceduto, di aver resistito a tutte le vessazioni cui sono stato costretto, di aver messo sempre il desiderio di servire davanti a tutto.
Per la prima volta da quando sono qui mi vesto, indosso i miei abiti, gli stessi che avevo quando sono arrivato e che sono rimasti per tanti giorni in un armadio. Mi fanno uno strano effetto dopo tre settimane di nudità quasi totale. Il frusciare del tessuto sulla pelle mi fa quasi fremere.
Ripenso a poche ore fa quando ho preparato e servito per l’ultima volta il pranzo a Lady Martina Kobra, a come lei abbia raccolto i suoi avanzi in una ciotola piena d’acqua e dopo averci sputato dentro copiosamente me l’abbia sporta perché mi nutrissi davanti alo suo sguardo attento. Mai ho mangiato un qualcosa di così buono e sentivo quasi il suo sorriso nel vederla allontanarsi prima che mi mettessi al lavoro per riordinare tutto.
E ora è il momento di accomiatarmi e non nascondo che sento una emozione palpabile. Ho raccolto le mie poche cose in una borsa che ho lasciato vicino all’uscio di casa ed è con emozione che mi presento al cospetto di colei che è stata per 3 settimane mia Signora e Padrona. Faccio un umile inchino e poi mi inginocchio a testa bassa a circa due metri dalla poltrona in cui lei è comodamente seduta e sta usando il suo smartphone.
Non una sola parola o un cenno da parte sua e questo mi lascia immobile, nel silenzio, a godere ancora per un po’ quel senso di assoluta sottomissione che provo verso questa vera, autentica, unica dominatrice.
Poi sembra quasi scuotersi e accorgersi finalmente della mia presenza ma la sua reazione si limita ad un “Bene… sparisci e non farti mai più vedere!
Resto interdetto un attimo, certo di non aver ben compreso il senso di quelle parole, fino a quando riesco ad articolare qualcosa di confuso:”Si… Signora… io… non siete… stata contenta…” cerco le parole giuste per esprimere il mio smarrimento ma vengo subito interrotto: “Sparisci!... non voglio più vederti…Vai!


Non capisco. Il mondo mi sembra crollarmi addosso. Tutti i sacrifici, le sofferenze, le umiliazioni, il dolore che ho patito non sono bastati? Perché mi caccia così? Io sono smarrito senza Padrona e sento gli occhi farsi gonfi per lo sgomento che sto provando. Ma forse non è così… ho capito male… D’istinto avanzo verso la poltrona per afferrare le sue gambe, per stringerle, per chiederle misericordia, perché mi dica che non è così, che è rimasta contenta di me, che potrò servirla ancora. Ma non faccio in tempo a sfiorarla che un suo calcio violento mi colpisce sul viso e la sua voce ferma mi apostrofa duramente “Vattene pagliaccio…vattene via…ho detto che non voglio più vederti…
Allora è vero. E’ tutto vero. Tutto quello che ho patito e sofferto è stato inutile, ma perché? Dove ho sbagliato? Turbato, disorientato, disperato mi getto ai suoi piedi cercando ancora di arrivare alle sue estremità mentre le lacrime mi salgono copiose agli occhi. Vorrei urlare la mia disperazione ma riesco solo a singhiozzare cose confuse:”Nooo…no…la prego…la supplico…Lady Martina. Per pietà…noooo… non voglio perderla…non posso pensare di stare senza di lei…La pregoo…
Non posso continuare perché un altro calcio mi allontana da lei mentre la sua voce prende il sopravvento sui miei lamenti:”Sei penoso! Ma tu credi davvero che io fatichi a sostituire una cosa inutile come te? Schiocco le dita e di vermi come te ne trovo quanti ne voglio. Ti ho usato…. Ora sparisci!
Il dolore che sento dentro è assurdo, mi viene quasi da vomitare come se quelle frasi fossero calci durissimi al mio stomaco. Scoppio a piangere senza ritegno e inizio ad urlare disperato “No… no… la supplico. Ho bisogno di lei…la prego…non mi cacci così…ho fatto tutto.. tutto… tutto… per pietà.
Piantala” mi interrompe Lady Martina con tono perentorio. “Povero stupido. Adesso capisci cosa è veramente una Padrona… Una sadica… Sai una cosa? So quanto stai soffrendo e quanto soffrirai. E io godo di questo. Godrò ogni volta che penserò a quanto ti mancherò. Questo, stupido coglione, è il vero dominio. Prendere tutto e non dare nulla, non lasciare niente nemmeno le briciole…
Sono sconvolto da come stanno finendo questi giorni, non posso crederlo, la mia mente non riusce ad accettarlo. Singhiozzo ormai senza ritegno.Sono in ginocchio e affosso la testa tra le mani completamente disperato. Il contrasto tra la mia angoscia e la sua totale indifferenza mi ferisce ancor più dell’idea di non poterla rivedere mai più.
Sparisci!” è ancora un suo ordine a scuotermi da quell’immensa desolazione. Non so come ma raccolgo ancora le mie poche forse residue e cerco di risollevarmi. Riesco ancora a salutare la mia carnefice con un sempre umile “Buonasera Lady Martina….grazie…” che cade nel nulla. Sulla porta del salottino trovo ancora l’energia per un ultimo inchino e mi avvio nel corridoio. A metà strada depongo ancora un bacio all sue scarpe come ho fatto mille volte in questi incredibili giorni. Poi raccolgo la mia borsa da terra e apro la porta di casa. Mi volto per un ultima volta indietro sperando in un suo richiamo, in una voce che mi dica che è stato tutto un sadico scherzo, ma solo il silenzio risponde al mio sguardo.
Esco e scendo in strada. Mi fermo a respirare l’aria fresca della sera cercando di asciugarmi gli occhi. Ho vissuto ciò che avrei sempre voluto vivere, mi rendo conto di essere stato felice per 21 lunghissimi giorni in cui finalmente ero me stesso.
Ma ora so davvero cosa vuol dire essere Padrona…. Ed essere schiavo



lunedì 17 ottobre 2022

 Locktober!! 👑🐍🔐

e mi sono ritrovato in questa gabbia virtuale senza quasi rendermene conto.

Come sempre che parlavo con la mia Padrona, ascoltavo con piacere ogni Sua parola. Adoravo, come sempre, la Sua voce. E così mi sono lasciato andare a chiedere cosa intendeva con quella parola. Lei parlava di un evento che aveva luogo nel mese di ottobre. Anzi, che "durava" tutto il mese di ottobre. Io pensavo di aver capito a cosa si riferiva quando diceva che tanti dei Suoi schiavi lo aspettavano con desiderio. Parlava in modo seducente e così ho continuato a parlarne con Lei. Mi aveva spiegato che si trattava di una "gabbia" virtuale entro la quale veniva rinchiusa la virilità dello schiavo. E non per poco tempo, pochi giorni. No. Per tutto il mese di ottobre. A me sembrava irrealistico. Direi un'esagerazione. E indagavo come avrebbe potuto la Padrona sapere se lo schiavo rispettava oppure no l'ordine di castità che gli era stato dato. La Padrona mi spiegava che si trattava di una pratica fondata sulla fiducia e la lealtà assoluta dello schiavo verso la Padrona: se lo schiavo non avesse rispettato l'ordine, avrebbe dovuto confessarlo alla Padrona. Ecco tutto.

Come al solito la Padrona con la Sua voce, le Sue parole mi aveva irretito senza che io me ne fossi reso conto. Tanto che in un certo senso desideravo anch'io che la Padrona mi imponesse quell'obbligo. Sapevo che avrei sofferto, ma sottovalutavo il grado di sofferenza. Credo che la Padrona, dentro di sé, si rendesse pienamente conto di stare giocando con me, come un gatto con il topo. Mi sballottava un po' di qua e un po' di là e alla fine sapeva che avrei chiesto di essere sottoposto a quella prova. 

Quando arrivò la notte del 30 settembre, mi arrivò un messaggio dolce nel tono in cui mi si diceva di godere quelle mie ultime ore di libertà. Sapevo a cosa si riferiva. Aveva raggiunto il Suo obiettivo: desideravo quello che stava per succedere. Quella notte sentì un bisogno fortissimo di sfogarmi e lo feci pensando a Lei e alla Sua capacità di dominazione.

La mattina dopo ricevetti un altro messaggio. Questa volta non suonava più così amichevole: "da questo momento entri nel periodo di castità per tutto il mese di ottobre. Non ti azzardare a barare, lurida cagna succhiacazzi".  

 

Davanti a quel messaggio, emozioni contrastanti. Da una parte ero incredulo sia che toccasse anche a me una prova come quella, sia che potessi rispettarla per tutto un mese. Dall'altra, mi sentivo quasi orgoglioso che la mia Padrona si fosse "degnata" di sottopormi a quella prova. In un certo senso voleva dire che mi considerava "degno" di affidarmi un compito che Lei non avrebbe potuto controllare a vista, ma che si doveva fondare sulla mia sincerità e lealtà. 
E così era iniziato il mese di ottobre. Mi sembrava strano di non essere libero di fare come volevo in assenza della Padrona. Ma non avevo nessuna idea di come mi sarei sentito con il passare dei giorni. La Padrona, invece, lo sapeva e a qualche mio messaggio in cui, dopo qualche giorno, manifestavo un po' di disagio, rideva e con ciò aumentando la mia umiliazione. Ad un certo punto, ad uno dei miei messaggi un po' piagnucolosi, anche se non troppo, reagì con la Sua consueta sadica fermezza: "sei solo all'inizio, lurida cagna succhiacazzi". Mi apostrofava sempre in quel modo sapendo che mi provocava un forte disagio e purtroppo aumentava (sapeva anche questo) il mio senso di inferiorità e e il mio desiderio di sottomissione verso di Lei.
Certamente il mio non era tanto un disagio prettamente fisico, come, sono sicuro, possono provare gli schiavi molto più giovani di me. Il mio era soprattutto psicologico. Per la Padrona era sufficiente. Disagio fisico o psicologico per Lei pari erano: l'importante era la sofferenza dello schiavo. E infatti non si lasciò impietosire. Io le avevo detto che l'adoravo perché Lei era Lei, perché la Sua autorità e la Sua dominazione mi soggiogavano. E Lei lo sapeva e quando Le avevo manifestato che incominciavo a soffrire, mi aveva risposto molto cinicamente: "tu DEVI soffrire". Queste parole spazzavano via ogni illusione di ottenere una qualche attenuazione del termine da rispettare. Anzi, direi che forse l'avevo un po' indispettita e di lì a poco aveva aggiunto: "lurida succhiacazzi, stai attenta a quello che dici o che fai, perché potrei anche decidere di farti sfondare da una trans e ti garantisco che non ti rimarrebbe nessun buco libero". Non sapevo cosa dire e infatti non dissi niente, mentre umiliato e soprattutto preoccupato La sentivo ridere insieme ad una Sua amica. Non era la prima volta che me lo aveva detto, ma questa volta sembrava più determinata e desiderosa di ferire quel poco di orgoglio che mi era rimasto. La Padrona sapeva che una cosa del genere per me era un tabù insormontabile e raramente ne parlava (salvo quando una volta all'apice di una Sua incazzatura per una mia qualche mancanza, mi aveva detto: "sei solo degna di essere data in pasto a un trans"). Quando poi era insieme alla Sua amica ritornava sempre a battere su quel tasto, forse perché si divertivano entrambe a vedere il mio viso terrorizzato quando toccavano quell'argomento.
Ora erano passati già dieci giorni dall'inizio dell'Ocktober (come lo chiamava Lei per indicare il mese di castità imposto agli schiavi) e tutto sommato, a parte i primissimi giorni, ero riuscito a non pensare troppo né alla Padrona, né all'obbligo di castità che dovevo rispettare per un mese intero. Tanto meno ci pensavo e tanto più rimanevo in uno stato di "sospensione", una specie di mio nirvana, in cui non provavo particolari esigenze o stimoli. 

 


Questo stato di "nirvana" è stato però interrotto proprio un paio di giorni fa quando la Padrona ha deciso di non rendermi troppo facile questa prova. Un Suo messaggio quasi telegrafico mi diceva: "scrivi sulla tua castità, sottoschiavo". Con quell'ordine la Padrona sapeva bene che avrei dovuto interrompere il mio stato di "sospensione" da ogni pensiero verso di Lei, perché dovendo scrivere su questo argomento per forza la mia mente deve tornare continuamente a pensare alla Padrona, alla Sua voce e alle Sue parole che mi avvertivano che se non avessi ubbidito avrei dovuto subire certe penalità, che poi mi spiegò che sarebbero consistite in:    1. prolungamento del periodo di castità, 

2. punizioni e 

3. pene pecuniarie  

Dicendomi questo, la Padrona mi ha scatenato una nuova tempesta nella mia mente, in quanto non ho potuto fare a meno di pensare in ogni istante alle conseguenze che il mancato rispetto dei Suoi ordini possa significare per me. In parole povere ora vivo nel terrore che la Padrona possa decidere appunto un prolungamento del periodo di castità. Ovviamente mi terrorizzano anche le eventuali punizioni, perché so che per la Padrona le punizioni includono non soltanto quelle fisiche, come la frusta (che sa che io non reggo), ma anche quelle psicologiche come l'umiliazione e l'ulteriore degradazione dello schiavo, anzi nel mio caso del "sottoschiavo", come mi chiama ormai da molti anni. La parola "sottoschiavo", secondo la Padrona, significa che i limiti del sottoschiavo, li decide la Padrona. 

Ecco, dopo che io avevo trovato un modo per superare quasi indenne lOcktober (perché non pensandoci le mie esigenze sarebbero state minime) la Padrona ha trovato il modo di rompere il mio "nirvana", ordinandomi di scrivere queste righe, con le conseguenze che ho detto prima.

Non so come andrà a finire, ma di certo farò di tutto per resistere anche se non è facile. E se non dovessi farcela, so che lo confesserò alla Padrona e a quel punto sarà Lei a decidere la mia sorte. 

Continua... 😊👑🐍🔐

sabato 16 ottobre 2021

martedì 27 luglio 2021

CAPITOLO VIII

 Domani finirà il mio periodo a servizio di Lady Martina Kobra; quasi un mese in cui non sono mai uscito di casa, non ho mai visto la luce del sole, non ho sentito amici o colleghi ma ho vissuto totalmente isolato dal mondo esterno, fatta salva qualche telefonata coi miei figli che lei mi ha concesso, ma sempre alla sua presenza. Oggi è stata una giornata normale, per quanto normali possano essere le giornate che sto vivendo. Ore di lavoro, sottomissione, umiliazioni, botte che mi hanno sfinito, sfiancato e, dopo il digiuno serale che la Padrona ha voluto per me, non vedo l’ora di potermi abbandonare al mio giaciglio, chiudere gli occhi e smettere di pensare a tutto questo.

Invece non potevo nemmeno immaginare cosa stava per capitarmi. Verso le 21 sento Martina Kobra prepararsi per uscire, poi, quando è pronta mi viene accanto e, senza una parola, mi mette una ball gag, fissa il guinzaglio al collare, apre la porta di casa e mi strattona dietro di lei. Che accade? Sono sconvolto dalla paura mentre cerco di non ruzzolare lungo le scale seguendola. Arriviamo al portoncino del piccolo condominio in cui abita che lei apre trascinandomi a 4 zampe all’esterno. Dio mio! E se qualcuno ci vede? Il cuore sembra esplodermi nel petto per la paura. Lady Martina apre il baule della sua auto e con un calcio mi fa capire che devo entrarci. Io obbedisco sempre più terrorizzato da quegli eventi inattesi.

Mi rannicchio letteralmente terrorizzato mentre lei sale a bordo e la vettura inizia a muoversi. Vorrei urlare per la paura… dove mi sta portando? Perché? Cosa accade? La confusione regna sovrana nella mia testa. Il viaggio dura più di mezz’ora, durante la quale mi copro con un plaid trovato nel baule, perché la temperatura è scesa e il freddo è pungente.
Quando finalmente l’auto si ferma e il motore viene spento attendo con ansia, ma il baule resta chiuso e sento i passi di Lady Martina allontanarsi. E non mi resta che aspettare, il tempo che passa lentissimo, il freddo che mi fa rabbrividire e da cui cerco di ripararmi appallottolandomi sempre più sotto quella sottile coperta.
Mugolo di paura quando finalmente il portellone si apre e posso incrociare lo sguardo della Padrona.


 “Scendi vacca” mi sprona mentre riprende in mano il guinzaglio e mi strattona giù dall’auto. Un po’ anchilosato letteralmente crollo fuori dal bagagliaio fermandomi in ginocchio a terra e senza osare alzare lo sguardo. Poi, tirato con forza per il guinzaglio, inizio a muovermi a 4 zampe dietro di lei. Vedo un casolare isolato, la seguo sotto un porticato ai lati dei quale vi sono finestre da cui vedo luci accese e sento arrivare voci e rumori. Bruscamente Lady Martina si ferma e apre una porta trascinandomi dentro un locale. Io non oso alzare lo sguardo da terra ma sento il brusio diminuire intorno a me.
Questa è la troia di cui vi avevo parlato” dice a gran voce Lady Martina mettendomi un piede in testa e schiacciandomi la faccia al suolo. Alle sue parole sento in risposta un mormorio di commenti e risolini diffusi. “Ecco a voi l’essere più patetico che possa esistere…vedete come si può addomesticare un servo in un mese? ALZATI SCROFA!” mi urla scalciandomi sulla guancia. Affannato e con fatica mi rimetto in piedi e mi rendo conto di avere intorno forse una decina di persone, comodamente sedute e che stanno puntando i loro sguardi su quella patetica caricatura di essere umano.
Lady Martina mi slaccia la gag apostrofandomi:”Dì ai miei amici da quanto sei in castità…”. Io tentenno un attimo, ma subito un colpo di frustino mi sprona a rispondere “Da… Da…Da un mese Signora”. Immediatamente un altro colpo di frustino si abbatte sulla mia schiena “A loro devi dirlo!”.
Deglutisco a fatica quasi a voler mandar giù tutta l’umiliazione che provo:”Da... un mese Signori”. “Amici, cosa vogliamo fare di questo povero perdente? Dopo un mese lo facciamo sfogare?” riprende la Padrona mentre io tremo squassato dalla vergogna. Ne segue un consenso ilare fatto di risate sguaiate e frasi che mi arrivano da troppo lontano nella trance in cui sono caduto.
Un consenso che Lady Martina accoglie prima lanciandomi una piccola forbice perché possa tagliare la fascetta che blocca la mia cintura di castità, poi un paio di sue scarpe vecchie e usatissime, spronandomi con disprezzo:”Forza vacca, fai vedere ai miei amici come sai scopare bene.


E’ un qualcosa che mi aveva già fatto provare un paio di volte nel mese passato con lei, insegnandomi che le nullità godono così. Dovevo con la mano sinistra sorreggere una sua scarpa a livello del mio inguine e cercare di penetrarne, col mio cazzetto flaccido, la punta tronca da cui escono le dita come fosse una vagina, e con la destra schiacciare l’altra scarpa contro il naso e respirarne a fondo il profumo.
E così feci, ad occhi chiusi, in un oblio di vergogna, scatenando l’ilarità generale e iniziando a piangere senza ritegno. Ovviamente a nulla valevano i colpi di frustino della Padrona che mi spronavano; sono impotente e mai sarei riuscito a compiere quel perverso atto sessuale. Dopo 10 minuti di schermi, derisioni e dileggi per quel ridicolo spettacolo, fu Lady Martina, con una frustata più forte delle altre, a fermare lo spettacolo:”Basta bestia, i miei amici ti avevano donato la possibilità di avere un orgasmo e tu l’hai rifiutata… sei indegna. Vergognati!”. Così dicendo mi ributtò a terra, fissò con un’altra fascetta la gabbietta al mio ridicolo pene, obbligandomi alla fine a scusarmi e ringraziare i suoi amici. Mi condusse da ognuno a baciarne le scarpe, forzandomi a trovare parole sempre nuove per ringraziarli. Poi con poderosi calci nel culo mi spinse fuori dal locale e, lungo il vialetto, sino alla macchina.
Fui rimesso nel baule dove rimasi una ventina di minuti, il tempo in cui, ne sono certo, la Padrona tornò dai suoi amici per salutarli e ridere ancora di me. Poi la sentii tornare all’auto, avviare il motore e partire.
Quell’incubo era finito, tra un po’ avrei potuto riposare e domani sarebbe tutto finito, ma non riuscivo a smettere di piangere.

venerdì 25 giugno 2021

Da fine giugno a metà luglio sarò in tour per l'Italia. Le città che vorrei dominare sono queste: Milano, Brescia, Genova, Bologna, Roma e Salerno. Voi dove vi trovate piccoli esserini? 👑😉


 



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